Piccole storie in bianco e nero
Ognuno di noi ha un cassetto, una vecchia scatola piena di foto in bianco e nero di persone, forse parenti, di cui oramai si è persa memoria. Guardarle una ad una, cercare di ricostruire un ricordo, risalire ad un nome, ad un’epoca, sembra un’impresa dovuta, un piccolo riconoscimento ad una vita compiuta. Anche la rete è diventata un immenso vecchio ripostiglio di volti a cui tuttavia è possibile restituire una memoria grazie alle tracce che vengono conservate negli archivi e nelle infinite interazioni che ora sono possibili. Questa rubrica è il frutto del tentativo di riportare alla luce queste memorie
Patrizia Brugnoli
Isabella Lucy Bird
(1831 – 1904)
Nel 2018 anche gli appassionati di manga hanno potuto godere del fumetto giapponese dedicato a Isabella Lucy Bird, a testimonianza che la sua figura non è passata inosservata nonostante le sue avventure siano ormai lontane nel tempo (vedi: Isabella Bird in Wonderland, di Taiga Sassa).
E proprio di avventure si tratta dato che la nostra eroina fu una grande esploratrice, una scrittrice e una fotografa naturalista, prima donna ammessa alla Royal Geographical Society.
Nata presso la canonica dove il padre esercitava come ministro del culto evangelico, fin dalla prima infanzia Lucy ebbe una salute cagionevole per cui le venne raccomandato uno stile di vita prevalentemente all’aria aperta. Imparò presto a cavalcare e a remare e ricevette una istruzione domestica: il padre era un botanico e dalla madre ricevette una educazione eclettica. Lucy aveva una intelligenza pronta e brillante, era avida di letture e conoscenze in più campi, era curiosa su tutto ciò che era al di fuori del ristretto ambito familiare, cosa che presto l’avrebbe condotta ad allontanarsene.
A causa della salute incerta, le fu consigliato di viaggiare per mare. L’occasione si presentò nel 1854 quando si imbarcò per gli Stati Uniti al seguito di un cugino che avrebbe dovuto rientrarvi.
Le lettere che la Bird scrisse alla sua famiglia costituirono le basi per il suo primo libro “An Englishwoman in America” (1856) [Una inglese in America.] del 1856, pubblicato da John Murray, che rimase il suo editore e suo amico per tutta la sua vita.
La Bird lasciò nuovamente l’Inghilterra nel 1872 diretta inizialmente in Australia, si spostò quindi alle isole Hawaii che suscitarono la sua ammirazione e sulle quali scrisse il suo secondo libro. In seguito, si diresse in Colorado, per motivi di salute e là, nel 1873, viaggiò a cavallo, vestita come un uomo e cavalcando all’americana, per 800 miglia tra le Montagne Rocciose, impresa solitaria mai compiuta prima.
Dalle sue lettere alla famiglia fu ricavato il materiale per il suo libro più famoso: “Lady’s Life in the Rocky Mountains” [Vita di una donna sulle Montagne Rocciose], in cui parlava anche della conoscenza di un fuorilegge, Jim Nugent, guercio e violento, ma amante della poesia: “Un uomo che ogni donna avrebbe amato, ma che nessuna, sana di mente, avrebbe sposato”. Sia come sia, la Bird lasciò sia le Montagne Rocciose che il suo fuorilegge, il quale, meno di un anno dopo, fu ucciso.
Rientrata in patria, ripartì nel 1878, questa volta diretta in Oriente. Visitò Giappone, Cina, Corea, Vietnam e Malesia. Nel 1881 accettò di sposare John Bishop e nello stesso anno le fu riconosciuta una onorificenza da parte delle autorità hawaiiane.
Dopo la morte del marito, nel 1886, la Bird si trovò in possesso di una notevole quantità di danaro. Si mise a studiare medicina e si imbarcò di nuovo.
Questa volta visitò Persia, Kurdistan, Turchia ed India dove fondò un ospedale seguendo. le indicazioni testamentarie del marito. L’anno seguente, al seguito di una guarnigione inglese armata e con una scorta di medicinali, attraversò Persia ed Armenia all’esplorazione delle sorgenti del fiume Karun. Più tardi, nello stesso anno, tenne una conferenza a favore dei cristiani armeni perseguitati in Turchia.
Per la presenza costante dei suoi scritti sui giornali e altre pubblicazioni, il suo nome divenne piuttosto familiare in Gran Bretagna: nel 1890 fu la prima donna insignita del titolo di membro della Reale Società Geografica di Scozia, la stessa onorificenza le fu riconosciuta dalla Società Britannica due anni dopo.
Nel 1897 entrò a far parte anche della Società Reale di Fotografia, dopo di ché partì alla volta dei fiumi Han e Yangtze, in Cina e in Corea, di cui risalì i corsi.
In un ulteriore viaggio in Marocco godette dell’ospitalità berbera e ricevette in dono uno stallone nero da parte del Sultano allora regnante.
Mentre stava preparando un ulteriore viaggio in Cina, si ammalò e in breve tempo morì, all’età di 72 anni, presso la propria abitazione di Edimburgo, nell’ottobre del 1904.