Kiril Bonfigliolo “Mortdecai“ Ed. Piemme
Charlie Mortdecai è un mercante d’arte, vanta nobilissime ascendenze, ha gusti raffinati, è un ottimo intenditore di liquori e un cultore di libri particolari… be’, non proprio da educande; ma soprattutto è un gran mascalzone, una canaglia, simpatico, molto simpatico, ma totalmente “dissoluto e immorale”. Come se non bastasse, ama la vita spericolata, ragion per cui è costantemente assistito dal nerboruto maggiordomo-gorilla-cuoco Jock, che si avvale di un tirapugni di ottone per tener lontane le persone che importunano il suo padrone. Ogni tanto qualche cliente molto danaroso chiede a Mortdecai di procurargli, in maniera non proprio legale, un quadro di valore. L’ultima richiesta riguarda nientemeno che la “Duchessa di Wellington” di Goya, di proprietà del Museo del Prado. Mi fermo lasciandovi immaginare la girandola di avventure, fughe, inseguimenti, botte, con la quale prosegue la storia. Non manca ovviamente anche il mortale nemico di Charlie, il poliziotto Martland, suo vecchio compagno di scuola; buon segugio, ma ottuso e decisamente poco elegante. Il libro è scritto in un linguaggio elegante e ironico, si diverte a sbeffeggiare i romanzi d’azione e di spionaggio con umorismo tipicamente inglese. Charlie è un eroe negativo, ma per niente tenebroso e romantico, né astuto, anzi è spesso in mezzo ai guai e sovente le busca di santa ragione. Questo è il primo libro – dal quale è stato tratto un mediocre film – di una tetralogia. L’autore (1928/1985) nato in Inghilterra da madre inglese e padre italo-sloveno, fu anch’egli mercante d’arte, dalla vita movimentata, il suo più grande trionfo fu la scoperta di un Tintoretto nel 1964. Ci sono tre libri con le sue avventure.