PARLIAMO CON Antonio Marani, DEL circolo culturale norberto sopranzi DI PEGLI, fra i principali Promotori della Richiesta presso L’unesco del riconoscimento dell’epopea tabarchina come “bene immateriale dell’umantà”
di Antonello Rivano
Antonio Marani è tra i fondatori del Circolo Culturale Norberto Sopranzi di Pegli e ne è stato presidente per lunghi anni sino al 2021. Ex assessore alla cultura del Municipio VII Ponente. Cofondatore ed ex direttore de “il PONENTINO”. Ha partecipato alla fondazione de ilponentino.it, versione online della della storica testata del Ponente Genovese in edicola dal 1987 al 2015, e fa parte del suo comitato di redazione. Cultore ed esperto dell’Epopea Tabarchina è da qualche anno cittadino onorario del Comune di Calasetta.
Presidente, quale è secondo lei lo stato di salute della cultura tabarchina?
«Dal primo convegno Tabarchino del 2008, tenutosi a TABARCA in Tunisia, cui ho partecipato come Assessore alla Cultura del Municipio Genova Ponente insieme al Presidente Mauro Avvenente, dove venne lanciata da Tonino Cipollina e Monique Longerstay l’idea di lavorare per ottenere il riconoscimento UNESCO all’avventura del popolo Tabarchino, molta strada è stata fatta. Nel 2010 seguì un analogo convegno a Calasetta e, dal 2017 a 2019 si sono tenuti a Pegli altri tre incontri internazionali. Tanto si deve anche a Remigio Scopelliti di Calasetta e Nicolo Capriata, recentemente scomparso, di Carloforte
Tutti questi appuntamenti genovesi, organizzati e gestiti dal Circolo Culturale Norberto Sopranzi, erano stati preceduti dal coinvolgimento delle principali associazioni culturali di Pegli e ottennero il patrocinio di Regione Liguria, Comune di Genova e Municipio Ponente.
L’interesse culturale per la storia del popolo Tabarchino si dimostrò per la vivacità nella partecipazione delle varie associazioni e per la grande affluenza del pubblico.
Ultimamente l’impegnativa impresa lanciata da Marzia Varaldo con il progetto e la realizzazione di ” RAIXE ” è divenuta subito un grande polo di attrazione verso la tabarchinità ed è forse questa una delle principali ragioni, insieme al lavoro del trio composto dal giornalista carlofortino Simone Repetto, da Monique Longerstay e dal sottoscritto, per l’ottenimento dell’incontro del 4 ottobre 2018 Roma presso il Ministero dei Beni Culturali tenuto con i soli rappresentanti delle associazioni accompagnati dalla coordinatrice del progetto Monique Longerstay.»
A tale proposito, come prosegue il cammino dell’iter, per il riconoscimento Unesco, dell’epoea tabarchina come patrimonio immateriale dell’umanità?
«Nell’ultimo incontro è venuto al pettine il nodo del difficile coinvolgimento dei due stati della Tunisia e della Spagna che non hanno ancora affrontato a livello dei loro rispettivi Ministeri il progetto per il riconoscimento dell’UNESCO.
Ciò costituisce un grosso handicap perché da alcuni anni l’UNESCO ha limitato, di fronte alle miriadi di richieste dei singoli stati, un solo riconoscimento ogni due anni per Stato, mentre non ci sono limiti quando la richiesta viene presentata da una pluralità di Paesi.
Il Ministero dei Beni Culturali del nostro Paese si è pronunciato positivamente ma con un opportuno suggerimento di integrare il dossier delle ragioni portate per sostenere il riconoscimento. Pesa dunque lo scoglio costituito da Spagna e Tunisia che sino ad oggi non hanno ancora sensibilizzato i rispettivi Governi.»
Pegli che si propone come “radice storica”, rivendicando di fatto la paternità dell’epopea tabarchina. Quanto è forte il legame con il resto dei protagonisti della diaspora, vista la distanza geografica che la separa dalla altre comunità tabarchine?
«Ad ulteriore sostegno delle ragioni di Pegli, per rivendicare il titolo di RADICE STORICA dell’epopea Tabarchina abbiamo invitato, durante il convegno del 19 ottobre 2019, il Priore della Confraternita dei SS Nazario e Celso di Multedo (un tempo Comune poi frazione di Pegli) Emanuele Montaldo ad esibire, durante il convegno del 19 ottobre, le 4 lettere scritte ( riemerse delle carte dell’ archivio gelosamente custodite sino ad oggi) – vedasi foto- prima della diaspora del 1738.
Anche queste stanno a testimoniare, pur a distanza di quasi due secoli dalla loro partenza da Multedo, come i firmatari delle missive si rapportassero con il loro paese di antica origine, e non solo, ma anche alla stessa Confraternita religiosa.
Per quanto attiene al legame attuale tra i ” resti” dei protagonisti di quell’avventura, i rapporti a livello delle Tabarca italiane con Pegli e tra di loro, sino agli anni 80 del secolo scorso, erano attivi attraverso le celebrazioni religiose per la decisione alla Madonna dello schiavo e la visita sporadica di qualche sindaco ma limitatamente a e da Carloforte.
Successivamente i contatti si sono ampliati anche con Calasetta grazie all’iniziativa del Circolo Norberto Sopranzi sin dalla sua fondazione avvenuta nel 1987 e documentati anche dalla targhe stradali ” Largo Calasetta ” a Pegli e “Piazza Pegli” a Calasetta, importanti obiettivi raggiunti grazie al lavoro del Circolo con le istituzioni locali. Da anni i rapporti si sono estesi anche ad altre associazioni culturali e con la comunità tunisina di Tabarca che oggi è una città di 35000 abitanti situata sul continente africano e non più sull’isolotto antistante.»