FOGLI SPARSI
Vagabondaggi di riflessioni e ricordi, appuntati senza un ordine preciso,
su fogli sparsi
Rubrica a cura di Grazia Tanzi


Chi ha paura di Babbo natale. parte 2

[Parte prima: Ma tu credi ancora a Babbo Natale?]

 Dopo tanti secoli e tante trasformazioni eccolo qua Babbo Natale, nel suo aspetto ben noto, vestito di rosso, alla guida della tintinnante slitta trainata dalle renne. Il suo faccione, simpatico e sorridente, in questi giorni è ovunque, comunica allegria, come si fa a non volergli bene? Eppure…

 «…sempre più violenta e intollerante si fa la cultura di babbo natale (volutamente scritto con iniziali minuscole) che […] con il Natale cristiano non ha nulla da spartire. […] Sta scippando e defenestrando il Natale cristiano per buttarlo fuori dalla scena del sociale che conta, […] [in] modo strategicamente vincente, poiché si avvale della potenza suasiva dei mass media di maggior audience, che puntano le carte sulla carica emotiva, e del mercato economico, per estirpare le radici cristiane rendendole innocue, alterandone i geni»  (mons. Giuseppe Zenti, articolo pubblicato dal settimanale diocesano L’Azione, 3 dicembre 2006)

Parole  forti che tuttavia non hanno sortito alcun effetto, il bonario, vecchio dispensatore di doni continua imperterrito la sua missione. D’altra parte era scampato ad un pericolo molto più grave una settantina di anni fa.

Il fatto, avvenuto a Digione nel 1951, è riportato in un saggio di Claude Lévi-Strauss, dal titolo curioso, Babbo Natale giustiziato.

Durante le festività natalizie di quell’anno esplose in Francia una polemica che infiammò la stampa e l’opinione pubblica. La Chiesa da molti mesi, attraverso i messaggi di alti prelati, andava esprimendo la sua preoccupata disapprovazione per la crescente notorietà e simpatia verso il personaggio di Babbo Natale; non solo nelle famiglie, che lo proponevano ai bambini quale bonario dispensatore di doni; ma molto grato anche ai commercianti per evidenti motivi. Questo fenomeno veniva stigmatizzato come una pericolosa “paganizzazione” della festa della Natività, che ne inquinava il significato cristiano e religioso e indirizzava la popolazione verso un rito profano e commerciale. Come si vede, stesso argomento e stesse motivazioni di condanna del prelato succitato.

 La maggiore intensità di questi attacchi si verificò la vigilia di Natale, alla Chiesa cattolica si unì, nel biasimo, anche quella protestante. La stampa, tuttavia, attraverso articoli e lettere dei lettori, registrava non poche opinioni fortemente contrarie a quelle delle autorità ecclesiastiche. La situazione precipitò il 24 dicembre, con un evento davvero straordinario, questo il resoconto del corrispondente del quotidiano «France-Soir» .  

Citiamo:

BABBO NATALE È STATO BRUCIATO SUL SAGRATO DELLA CATTEDRALE DI DIGIONE DINANZI AI BAMBINI DEI PATRONATI
Digione, 24 dicembre (nostro servizio) Ieri pomeriggio Babbo Natale è stato impiccato alla cancellata della cattedrale di Digione e arso pubblicamente sul sagrato. La spettacolare esecuzione si è svolta alla presenza di parecchie centinaia di bambini dei patronati. Essa era stata decisa d’accordo con il clero che aveva condannato Babbo Natale come usurpatore ed eretico. Egli era stato accusato di paganizzare la festa del Natale e di essersi insediato in essa come un cuculo occupandovi un posto sempre più grande. Gli si rimprovera soprattutto di essersi introdotto in tutte le scuole pubbliche da cui il presepe è scrupolosamente bandito. Domenica, alle tre del pomeriggio, lo sventurato brav’uomo dalla barba bianca ha pagato come molti innocenti per una colpa di cui si erano resi colpevoli coloro i quali plaudiranno alla sua esecuzione. Il fuoco ha incendiato la sua barba ed egli è svanito nel fumo. Al termine dell’esecuzione è stato diramato un comunicato, di cui riportiamo i brani essenziali:

«In rappresentanza di tutte le famiglie cristiane della parrocchia desiderose di lottare contro la menzogna, 250 bambini, raggruppati davanti alla porta principale della cattedrale di Digione, hanno bruciato Babbo Natale. Non si è trattato di un’attrazione, ma di un gesto simbolico. Babbo Natale è stato sacrificato in olocausto. A dire il vero, la menzogna non può risvegliare nel bambino il sentimento religioso e non è in nessun caso un metodo educativo. Che gli altri scrivano e dicano ciò che vogliono e facciano di Babbo Natale il contrappeso del Castigamatti. Per noi cristiani la festa del Natale deve rimanere la ricorrenza che celebra la nascita del Salvatore».  “L’esecuzione del Babbo Natale sul sagrato della cattedrale è stata diversamente valutata dalla popolazione e ha provocato degli accesi commenti anche da parte dei cattolici. D’altronde, questa intempestiva manifestazione rischia di avere conseguenze impreviste dai suoi organizzatori”.  

La città si divide in due schieramenti, e da parte laica (amministrazione cittadina) si pensa ad una  “resurrezione” pubblica di Babbo Natale.

Da questo evento parte l’analisi davvero illuminante di Lévi-Strauss, che esamina la posizione dei due “avversari” dal punto di vista dell’etnologo, che esamina origini e caratteristiche delle tradizioni natalizie. Egli fa riferimento in modo specifico alla Francia, ma la sua analisi, come si vedrà, vale anche per molti altri Paesi, compreso il nostro.

Dopo la guerra, con il progressivo miglioramento della situazione economica, la celebrazione del Natale riceve un nuovo impulso, sia in termini di diffusione che di forma. Le luminarie nelle città, i grandi abeti illuminati, le carte da regalo decorate, i biglietti di auguri illustrati, diventano usanze consuete, la cui origine è da addebitarsi, in gran parte, ma non solo, all’influenza degli Stati Uniti. Gli americani che vivono in Europa, portando le loro usanze natalizie, favoriscono la diffusione di costumi analoghi nella popolazione. Ciò accade facilmente perché, come si è visto negli articoli precedenti, molti elementi della moderna festa natalizia, Babbo Natale compreso, erano già presenti nelle società più antiche, e si sono nel tempo mescolati e trasformati. Per esempio, in epoche antichissime si celebrava il culto degli alberi; nel Medioevo c’era il rito del ceppo di Natale[1],oggi, divenuto un dolce.

Antichissima anche la decorazione degli edifici con rami di piante sempreverdi; nelle avventure della Tavola Rotonda si narra di un albero soprannaturale tutto illuminato. Tutti questi elementi, preesistenti, si sono sincretizzati nel moderno albero di Natale, che riunisce in sé funzioni simboliche prima separate: albero magico, fuoco, luce duratura, verde perenne.Un processo analogo, di stratificazione e di sintesi di vari elementi, ha portato, come si è visto, alla figura del moderno Babbo Natale. Una sorta di re, secondo Lévi-Strauss, dall’abito scarlatto, associato all’inverno, personificazione della benevola autorità degli anziani verso i bambini che ricolma di doni. Ma qual è lo statuto ontologico di questo personaggio? Non appartiene alle narrazioni mitologiche, né a quelle delle leggende. Per la sua funzione è piuttosto assimilabile ad una divinità, i suoi devoti sono i bambini, che in un preciso periodo dell’anno gli rivolgono specifiche preghiere e richieste. Ad essi egli dispensa premi e castighi. Questa funzione punitiva, in talune tradizioni, è personificata da un demone che prende vari nomi, i più frequenti,  Zwarte Piet (Pietro nero) e Krampus.

 

 

Babbo Natale è  una divinità  molto particolare la cui credenza è limitata all’età infantile, alimentata con enfasi dagli adulti che, tuttavia, non credono in lui. Questo aspetto lo collega ai riti di iniziazione, particolari cerimonie – presenti in varie forme,  in pressoché quasi tutti i gruppi umani – che sanciscono il passaggio all’età adulta. In queste occasioni, i giovani vengono messi al corrente di particolari misteri, ma anche di credenze illusorie che vengono rivelate; nel caso di Babbo Natale si diventa adulti quando si viene a conoscenza della sua inesistenza. Dice Lévi-Strauss:

Talvolta, questi riti somigliano in modo sorprendente a quelli che stiamo esaminando in questo momento. Come, per esempio, non rimanere colpiti dall’analogia che esiste tra Babbo Natale e i «katchina» degli Indiani del sud – ovest degli Stati Uniti? Questi personaggi travestiti e mascherati incarnano dei e antenati; essi ritornano periodicamente a visitare i loro villaggi per danzarvi e per punire o ricompensare i bambini, giacché si fa in modo che costoro non riconoscano i loro genitori o parenti sotto il travestimento tradizionale. Babbo Natale appartiene certamente alla stessa famiglia unitamente ad  altre figure ora relegate in secondo piano: l’Orco, il Castigamatti, ecc.

[..]  È indubbio che i riti e i miti d’iniziazione hanno, nelle società umane, una funzione pratica: aiutano gli adulti a mantenere i loro discendenti nell’ordine e nell’obbedienza. Nel corso dell’anno noi invochiamo la visita di Babbo Natale per ricordare ai nostri bambini che la sua generosità sarà proporzionale alla loro bontà; il carattere periodico della distribuzione dei doni serve proficuamente a disciplinare le richieste infantili, a ridurre a un breve periodo il momento in cui hanno veramente diritto a esigere dei regali. (Questo del limite dei doni, oggi, in tempi consumistici,  non vale davvero più, è evidente).

  La funzione, per così dire, disciplinare, è però solo una parte della spiegazione;  Dice sempre  Lévi-Strauss:

[…] la credenza in Babbo Natale non è solo una mistificazione scherzosamente inflitta dagli adulti ai bambini; è anche, in larga misura, il risultato di una transazione molto gravosa tra le due generazioni.

 

Il rituale  katchina tipico degli Indiani Pueblo, di cui si è detto, non ha solo funzione utilitaristico-educativa. Secondo un mito, i Katchina sono le anime dei bambini morti per annegamento  nel fiume durante le migrazioni ancestrali; questi spiriti visitavano una volta l’anno il villaggio e andandosene si portavano via i bambini.

 

 Gli indigeni, disperati di perdere la loro progenie, ottennero dai katchina che rimanessero nell’aldilà, in cambio della promessa di rappresentarli ogni anno mediante maschere e danze. Se i bambini sono esclusi dal mistero dei katchina, non è dunque in nessun caso per intimidirli. Direi piuttosto che è per la ragione inversa: è perché essi sono i katchina. Essi sono tenuti fuori dalla mistificazione perché rappresentano la realtà con la quale la mistificazione crea una sorta di compromesso.

 

Quindi, nella contrapposizione bambini adulti, si cela quella più profonda fra i vivi e i morti. Non è un caso che in molte tradizioni regionali sia il Giorno dei Morti quello in cui vengono distribuiti i doni ai bambini. Quindi la figura di Babbo Natale, rappresenta anche il legame che unisce i due mondi, quello terreno e quello dell’adilà.

Ricordiamo ancora che molte tradizioni europee prevedono l’elezione di un Re del Natale a guida delle baldorie festive, vari i suoi nomi Abbé de Liesse, o Abbé de la Malgouverné, o Lord of Misrule, o Abbot of Unreason, eredità dei Saturnalia romani, la festa delle larvae, cioè dei morti per cause violente o lasciati senza sepoltura. Durante questi festeggiamenti  l’ordine sociale veniva sconvolto: gli schiavi diventavano uomini liberi, ed erano loro permesse cose normalmente proibite;  veniva inoltre estratto a sorte, un princeps  per burla, ma al quale  veniva assegnato temporaneamente ogni potere.

Saturnalia (1783) Antoine-François Callet

Come si vede, si fa presto a dire Babbo Natale! La faccenda è molto più complicata di quel che sembra.

Le usanze talvolta scompaiono, talvolta si trasformano esteriormente,  adattandosi ai tempi, mantenendo tuttavia le istanze profonde, psicologiche o sociali  – comuni a tutti gli umani – che le hanno generate;  la dimostrazione sta nel fatto che se ne ritrovano di simili in popolazioni distanti fra loro nel tempo e nello spazio.

La Chiesa lamenta la sostituzione profana dei valori cristiani del Natale, ma non dobbiamo dimenticare che la scelta del 25 dicembre venne fatta per sostituire feste pagane precedenti, di cui rimasero tracce nella commemorazione della nascita del Cristo. Una prassi seguita anche per i santi, molte divinità pagane minori, che avevano piccoli santuari, furono trasformate in santi cristiani. Solo dopo molti secoli dopo, nel Novecento, si procedette alla “ripulitura” del Calendario.


Fonti

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