Il Sopranzi riparte con le presentazioni letterarie e lo fa venerdì 2 dicembre alle 17, all’ auditorium della Scuola di Musica Giuseppe Conte in Via Cialli 6d con l’opera “Venture di Thomasino Restàno uomo in Sestri. Parte prima: …Il Mediterraneo è questo“, con l’autore dialogherà la prof.ssa Iris Alemano nuova presidente del circolo culturale pegliese.
“La passione di Giuseppe per la storia ha fatto maturare questo primo romanzo di una trilogia che coinvolge molti paesi del Mediterraneo. Scorrevole ed attraente, la sua penna ci tocca in modo particolare quando affronta la politica delle grandi famiglie genovesi ed ancora di più quando narra la vita di Sestri Ponente di cui è cittadino il protagonista dell’ intero racconto Thomasino Restàno, Pegli e Tabarca.” (Antonio Marani, cofondatore ed ex presidente del Circolo Culturale Norberto Sopranzi, Ex direttore del PONENTINO)
L’autore
Laureato in Giurisprudenza, bancario, professore a contratto di Politica Economica presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Genova ed insegnante di Diritto ed Economia negli Istituti Superiori.”
Spatola è stato un apprezzato e attivo presidente del Municipio Medio Ponente (Cornigliano e Sestri) ha lasciato da parte la politica ritenendo che non ci fossero più le condizioni amministrative e politiche cui credeva. La sua passione per la storia è stato o sprono principale che lo ha spinto a scrivere il libro.
Il rotagonista è Thomasino Restàno detto Masino, personaggio effettivamente esistito ma romanzato da Spatola: “Ho cominciato ad occuparmene frequentando la mia parrocchia dell’Assunta di Sestri Ponente che non sarebbe sorta dov’è ora, ma in piazza Tazzoli, dove ora c’è invece la chiesetta di San Giuseppe e dov’è stata eretta una colonna infame che ricorda un assassinio avvenuto nel 1577 e del quale era stato accusato proprio Restàno, protagonista del libro e che avrebbe ucciso un nobile genovese mandato a Genova come commissario”. Racconta Giuseppe Spatola in una intervista a “La voce di Genova”.
Il libro
Il libro è a metà tra romanzo e storia, per De Ferrari editore e con la prefazione di Paolo Lingua noto giornalista e scrittore. Un’opera che nasce con l’idea di essere la prima di una triade che mettendo, appunto, assieme storia e fantasia vuole raccontare la Genova dei secoli migliori e le avventure di un assassino sparito nel nulla.
Nella Sestri del 1500 l’intraprendente e impetuoso Thomasino Restàno, detto Masino, possiede un cantiere dove costruisce imbarcazioni insieme ai figli.Nella vita ha fatto anche altri mestieri ed ha vissuto esperienze ed avventure di ogni tipo senza però assumerne fino in fondo consapevolezza. Poi, un incontro con la Storia, a cui lo invita un amico dell’Ordine dei Trinitari, lo obbliga a riflettere sulla sua storia personale, intrecciata drammaticamente con la piaga della schiavitù. “Un affresco dove con realismo emergono istanze morali, sociale, religiose, economiche, con coinvolgimenti appunto del popolo con i grandi temi e con le sofisticate strategie dei vertici di potere”, come si legge nella prefazione di Paolo Lingua che riportiamo integralmente
“Venture di Thomasino Restàno, uomo in Sestri”: il Secolo dei Genovesi vissuto dal popolo
di Paolo Lingua
Il secolo precedente s’era chiuso con una impennata destinata a modificare profondamente la politica dell’area europea, alterando equilibri e rapporti di potere
C’è la crescita, a livello mondiale, della Spagna, accanto a un ridimensionamento degli altri Stati del vecchio continente. E in questa nuova dimensione si inserisce Genova che sin dal secolo precedente s’era collocata strategicamente in Spagna e in Portogallo e questo avveniva mentre declinava il ruolo di Venezia, incastrata nei suoi rapporti con il Mediterraneo orientale alle prese con la crescita impetuosa dell’Impero Ottomano. Genova nel XVI secolo, con la leadership dei Doria, i particolare di Andrea e poi dei suoi discendenti, modifica la Costituzione (a voler usare un termine moderno) stabilizzando l’oligarchia – con forti margini di elasticità e di cooptazione – con il Dogato Biennale e le successive modifiche. Sfrutta l’alleanza proficua con la Spagna, grazie alle sue navi e alla disponibilità finanziaria e va in crescita sino alla metà del secolo successivo.
Ma questa è una storia consolidata del “Potere” e il sistema oligarchico, peculiare del Dna dei genovesi. Accanto però alla storia che potremmo definire elitaria ci sono infinite vicende che coinvolgono tutti gli strati sociali ed economici della città e del territorio, con fortune e disgrazie, disastri e successi, però il tutto gestito in una dimensione che, se non è proprio succube, è certamente sottoposta a mille condizionamenti politici e sociali. Quanto, nella realtà, il popolo “medio” o “minuto” partecipa, condiziona e subisce le vicende gestite dai ceti superiori? Non è facile mettere a fuoco una realtà del genere senza rischiare ci cadere nella retorica, nella fantasia o nel facile moralismo. Ci ha provato, con cultura ma anche con un forte respiro umanitario, Giuseppe Spatola con questo libro (che si annuncia come il primo di una trilogia) dal titolo “Venture di Thomasino Restàno, uomo in Sestri” ( De Ferrari Editore, 2021).
L’autore inserisce nelle vicende del secolo genovese e spagnolo un personaggio realmente esistito e che ha avuto un padre che ha collaborato con Andrea Doria, mentre lui si aggancia a Giannandrea Doria, il suo erede e con ulteriori forti legami con il mondo religioso.
Il protagonista, i suoi figli e si suoi amici e compagni, con tuffi nella memoria per rievocare fatti storici del trentennio precedente (qui siamo attorno al 1570), vivono la loro esperienza dove l’affresco dell’Autore inserisce con abilità eventi di fantasia con importanti fatti storici. Alle spalle c’è un acquarello di Sestri Ponente immaginata nel contesto epocale, ma poi si naviga nel Mediterraneo tra Sicilia e Tabarca, mentre si ripercorrono le paure e i drammi del mondo cristiano alle prese con i famosi pirati barbareschi: Barbarossa, Dragut, Occhialì. Ne esce un forte affresco dove con realismo emergono istanze morali, sociale, religiose, economiche, con coinvolgimenti appunto del popolo con i grandi temi e con le sofisticate strategie dei vertici di potere, balza agli occhi, nel rispetto della storia, sia pure accanto a ricostruzioni fantasiose, il ritratto d’una realtà molto complessa mentre sullo sfondo si delinea una Genova a modo suo sempre protagonista, originale e “diversa” rispetto a molti standard delle realtà contemporanee. Il Secolo dei Genovesi, in tutti i sensi, non è retorica.
Paolo Lingua (Genova, 1943), laureato in Giurisprudenza, giornalista professionista, è stato redattore de “Il Secolo XIX” (1969-1972) e de “La Stampa” (1972-2004) ed è stato direttore dell’emittente televisiva “Telenord” (2005-2022). Ha anche collaborato alla redazione ligure della Rai, all’emittente “Primocanale” e alla redazione ligure de “La Repubblica”.