Di Federico Valerio
Da Pra a Carignano, lungo la costa genovese , è un susseguirsi di moli che ospitano contemporaneamente decine di imbarcazioni, oltre 7000 all’anno, che imbarcano e sbarcano merci e passeggeri o che ospitano navi in riparazione.
E sui moli e nelle loro immediate vicinanze è un via vai di automezzi pesanti a cui, nel periodo estivo si aggiungono le autovetture di chi va in vacanza e di chi ritorna.
Tutto questo crea lavoro e ricchezza, ma anche una grande quantità di inquinanti ( polveri, ossidi di azoto, anidride solforosa …) immessi nell’aria che, i venti di mare portano nei polmoni di chi abita in città e sulle colline.
Studi del dipartimento di fisica hanno stimato che le ricadute di biossido di azoto emesse dalle sole navi che attraccano alla stazione marittima ( traghetti e navi da crociera) ricadano sulle abitazioni di circa 45.000 genovesi, quelli che abitano sulle colline con vista del porto.
In base all’inventario delle emissioni, redatto dalla Regione Liguria, ogni anno, dai camini delle navi attraccate ai moli genovesi escono circa 8.000 tonnellate di biossido di azoto, a fronte di 600 tonnellate emesse da tutto il traffico genovese.
Nonostante che sin dal 2001, anno di pubblicazione del primo inventario delle emissioni, fosse chiaro il possibile pesante impatto delle emissioni portuali sulla qualità dell’aria della città, caratterizzata da costanti superamenti dei limiti di legge del biossido di azoto, ad oggi non esiste ancora una rete di monitoraggio ARPAL dedicata a misurare la ricaduta delle emissioni portuali sui quartieri dove ricadino le emissioni convogliate dei tanti fumaioli sempre più alti rispetto al livelli del mare.
Solo grazie alle pressioni di diversi comitati cittadini ( Pra, Certosa, Carignano…) stanchi di vedersi entrare in casa i pesanti fumi che in particolare alcuni vecchi traghetti vistosamente emettono al momento della loro partenza, da circa un anno, in largo San Francesco da Paola è in funzione una stazione mobile della Agenzia Regionale Protezione Ambiente Liguria (ARPAL) dedicata a misurare la ricaduta delle emissioni portali sui quartieri ove queste ricadono, convogliate dai tanti fumaioli sempre più alti rispetto al livello del mare.
In attesa delle conclusioni delle sue misure ufficiali, abbiamo la possibilità di sapere che aria tira dai porti grazie ad una rete di Monitiraggio autogestita .
Dal 2020, ospitata da balconi e terrazzi di famiglie genovesi, e’ attiva una Rete di Monitoraggio Popolare, promossa dall’ Ecoistituto di Reggio Emilia e Genova, in collaborazione con alcuni comitati , che sta misurando in continuo la concentrazione di polveri sottili (PM10) e Ultrasottili (PM2,5).
La Rete si avvale di minicentraline progettate dalla associazione fiorentina “Mamme no inceneritore” e i risultati sono consultabili, in tempo reale, con un normale telefono cellulare collegandosi al sito http://www.cheariatira.it/rete-centraline-di-monitoraggio-provincia-di-genova/.
Ad oggi (gennaio 2023) sono attive tredici centraline da Pra ( via Taggia ) a Bogliasco, passando per Borzoli, lungomare Canepa, Granarolo, via Milano.
Come già detto, la novità di questa rete è che le centraline, poco ingombranti, sono ospitate all’esterno delle case di chi si può trovare nelle zone di ricaduta dei fumi delle navi e la rapida risposta e l’alta sensibilità dei sensori utilizzati, permette di cogliere sul fatto l’entità dell’inquinamento.
Pertanto con questi strumenti si è attivata una rete di “ Sentinelle dell’aria “ che documenta fumi anomali che gli organi preposti alla salute pubblica non possono ignorare.
Nel frattempo stanno partendo progetti di elettrificazione dei moli che, fornendo energia elettrica alle navi attraccate per alimentare i servizi di bordo (luci, ventilazione, pompe … ) permetterebbe di spegnere i generatori di bordo alimentati a gasolio e quindi, letteralmente, azzerare le attuali emissioni di polveri e di ossidi di azoto.
Federico Valerio
Dottore in chimica, ha diretto il laboratorio di Chimica Ambientale dell’Istituto Nazionale Ricerca sul Cancro di Genova. Attualmente componente del comitato direttivo dell’Ecoistituto di Reggio Emilia e Genova con interessi alla divulgazione scientifica sui temi della transizione ecologica.