IN PUNTA DI PENNA
Appunti su ciò che succede attorno a noi a cura di Antonello Rivano
“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti […]” Antonio Gramsci 11 febbraio 1917
“Odio gli indifferenti“, mi risuonavano in mente queste parole per più motivi e tutti legati alla manifestazione che si è svolta a Pegli mercoledi 19 aprile: il corteo per il 78° della Liberazione dell’Italia.
“Odio gli indifferenti”, con questa frase ha iniziato il suo discorso, a conclusione del corteo, Simone Solari presidente dell’ANPI della sezione di Pegli “Mario e Nicolò Dagnino”.
“Odio gli indifferenti” ho pensato io quando ho rivisto il video che avevo postato in diretta sulla pagina FB del Ponentino. Il momento era quello in cui si sono deposte le corone di fronte alla lapide dedicata ai Caduti della Resistenza, nell’aiuola di Via Martiri della Libertà.
Per l’esattezza era il momento in cui la Filarmonica Pegliese “Marco Chiusamonti“ intonava il nostro Inno Nazionale, cantato sottovoce dai molti intervenuti. Le immagini sono tremolanti, non è facile continuare a riprendere sorreggendo lo smartphone con una sola mano, la sinistra, l’altra è sul cuore. Ed è allora che, sotto il mio obiettivo, tra le istituzioni, le bandiere, l’inno nazionale, la lapide, la commozione di tanti …passa lui.
Un signore di “una certa”, come si dice oggi, con due buste della spesa. Passa “indifferente”, senza guardarsi intorno, senza soffermarsi e attendere che almeno l’inno sia terminato.
Non lo giudico, non si può né si deve giudicare una persona per pochi secondi della sua vita, in verità non la si dovrebbe giudicare mai. Forse aveva fretta, poteva esserci a casa una persona malata, magari la moglie, oppure pensava a quanto gli era costata la spesa che aveva dentro quelle buste, forse considerava il fatto che gli euro della pensione rimasti non sarebbero bastati per arrivare a fine mese.
Ma non per questo non va collocato tra gli “indifferenti”, quelli racchiusi nel loro “piccolo mondo” e che sono diventati oramai incapaci di emozionarsi per la memoria collettiva, riflettere, considerare i momenti “comuni” e di “rispetto”, perché fuori dal loro vivere. Quelli che non ascoltano più neppure le note che parlano di fratellanza, sacrificio, ideali. Quelli che non considerano che i nomi su quella lapide sono di chi è morto anche per la loro libertà. “…passa e non ti curar di loro” diceva il Sommo Poeta ma non credo si riferisse a questo.
M quanti saranno quelli che in questi giorni rivolgeranno un pensiero al vero significato del 25 aprile? Quanti penseranno ai “Caduti per la Libertà” di tutti i conflitti, in ogni parte del mondo, che mentre io scrivo, e voi leggete, ancora tanti stanno cadendo? Quanti invece resteranno “indifferenti” e tireranno dritti per le loro strade, senza voltarsi né indietro per vedere da dove veniamo, né intorno per capire dove siamo, ne avanti per non andare verso giorni pericolosamente bui?
“Odio gli indifferenti” pensavo, riflettendo su un episodio vissuto subito dopo, mentre il corteo si stava riorganizzando per proseguire lungo le vie di Pegli. Mi ero soffermato a leggere ancora una volta quei nomi, un mio modo per ricordarli, rendergli omaggio. Di fronte a me, dandomi le spalle, una signora, e delle signore non si dice mai l’età.
Ad un tratto accortasi della mia presenza si volta: piangeva. “Uno di loro era mio padre” mi ha detto. E’ uno di quegli attimi che resti senza parole, avrei voluto abbracciarla e con lei quell’uomo che era morto anche perché io potessi vivere quella giornata e quelle emozioni, perchè potessi vivere la mia Libertà. Ma in un mondo in cui non si è più abituati alla spontaneità e all’innocenza dei gesti non l’ho fatto, temevo non avrebbe capito. Ho semplicemente appoggiato una mano sulla sua spalla. Mi ha sorriso e si è asciugata le lacrime.
Prima di raggiungere il corteo, accelerando per precederlo e realizzare gli scatti per il foto racconto da pubblicare sul PONENTINO, mi sono intrattenuto ancora un pò a leggere i nomi, cercavo di indovinare chi potesse essere stato il padre della signora. Poi ho capito che stavo sbagliando. Lei mi aveva detto “Uno di loro era mio padre”, senza fare nessun nome: li aveva messi tutti sullo stesso piano, perchè i Caduti per la Libertà sono padri e madri di tutti noi.
Mi piacerebbe che quella signora leggesse questo pezzo e sapesse che no…io non sono rimasto “indifferente” al suo dolore per il padre.
“[…]Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”. Antonio Gramsci 11 febbraio 1917
Antonello Rivano – Caporedattore il PONENTINO
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