Robert Louis Stevenson “Il diavolo nella bottiglia” -Testo inglese a fronte. Ed. La vita felice (Il testo è presente anche in altre edizioni)
DI Grazia Tanzi
La storia comincia così:
“C’era un uomo dell’isola di Hawaii, che chiamerò Keawe […] era povero, coraggioso, attivo; sapeva leggere e scrivere come un maestro; era, inoltre, un marinaio di prim’ordine e aveva navigato per qualche tempo sui vapori delle isole […]
Ad un certo punto a Keawe venne in mente di dare un’occhiata al vasto mondo e alle città straniere, e si imbarcò su una nave diretta a San Francisco. Questa è una bella città, con un bel porto e un’infinità di ricchi; c’è, in particolare, una collina coperta di palazzi. Su questa collina passeggiava un giorno Keawe, con molti soldi in tasca, guardando con piacere le grandi case dall’una e dall’altra parte. – Come sono belle queste case! – pensava – e come devono essere felici quelli che ci abitano, e non si preoccupano del domani!” In particolare la sua attenzione è attirata da una graziosa casetta. E qui cominciano i suoi guai perché il proprietario, dopo averlo invitato a visitarne l’interno, gli vende una strana bottiglia: al suo interno un piccolo, terribile diavolo, col potere di esaudire ogni desiderio. Forgiata dalle fiamme dell’inferno la bottiglia è indistruttibile, l’unico modo per liberarsene e scampare alla dannazione. è venderla ad un prezzo minore dell’acquisto. Il racconto, perfetto congegno narrativo, in un crescendo drammatico e ansioso, tiene il lettore col batticuore fino all’epilogo. Una piccola grande storia sull’eterno tema dell’uomo desiderante che incautamente si rivolge alle potenze oscure.